Forlì, arrestati albanesi per furti in abitazione
Forlì, 26 gennaio 2012 – Landi da un paio d’anni gira con un’Audi A6. Bella macchina. Lusso totale. Era del cugino, finito in galera per guai vari e assortiti. Da un annetto Landi non lavora quasi più. Faceva il muratore. Però Landi — all’anagrafe Landi Buna, 24 anni, albanese — è incensurato. Bravo ragazzo. In Italia da 15 anni, vive con la sua famiglia, arrivata dall’Albania. Babbo, mamma e fratello.
Tutti esterrefatti martedì notte quando gli uomini di Squadra mobile di Forlì e Commissariato di Cesena fanno irruzione nell’appartamento di Forlì di viale Bolognesi. Landi è in arresto; entra in casa con gli occhi rasoterra. La polizia cerca della refurtiva (ma non la trova). Landi è in trappola, dopo un filotto di furti nella zona Ippodromo di Cesena. Era con altri due. Uno è Artan Hysa, 38 anni, in Italia da un mese, ospitato da alcuni amici a Castrocaro. Anche lui arrestato. Devono rispondere della flagranza di reato di almeno tre furti. In quella zona — l’Ippodromo — di colpi in abitazione ne hanno fatti sette in 45 minuti. Ma gli inquirenti — coordinati dal pm Marilù Gattelli — non hanno prove per inchiodarli per tutti quanti. Con quei due, ce n’era un terzo. Scappato.
La polizia pedina Landi da una decina di giorni. Tutto grazie alle segnalazioni di diversi cittadini. Al centralino del 113 arrivano chiamate su chiamate, da Forlì, Castrocaro e poi anche da Cesena. Dopo il tramonto brilla sempre più spesso quell’auto. L’Audi A6. La scia delle segnalazioni è sempre più lunga. L’Audi è una tarantola, ma lenta. Lentissima, e con gli occhi — cioè i fari — spalancati. All’ennesima segnalazione i cervelloni della quesura cominciano a fare i loro calcoli. Ed ecco che spunta il titolare di quell’Audi. È di un albanese che è in galera da un paio d’anni. E perché allora la sua auto vaga e divaga, mossa da vita propria? Basta poco per capire come va la vita, in certi casi. La macchina ce l’ha in uso il cuginetto, Landi Buna. Ufficialmente è uno tranquillo. Mai un guaio con la giustizia. Fa il muratore. Insospettabile. Anche la famiglia è a posto. Però attenzione: da un anno circa Landi, di fatto, non lavora più. E proprio da quando non lavora più, Landi fa la vita da nababbo. Sale da bingo di giorno, discoteche di sera. Quattrini fioccanti, tacchi a spillo e décolleté. Da dove sbuca tutto sto bendidio?
Inesorabile scatta il pedinamento. Landi viene braccato 24 ore su 24. Ogni spostamento non è più un segreto. Ed è così che la dolce vita di Landi — e dei suoi sodali, tutti albanesi — emerge in bella vista, in vetrina. Vetrina haute couture. Landi e i suoi girano, girano e girano e poi di colpo le loro nottate diventano degne delle star hollywoodiane. Il segreto? I soldi di Landi sono sporchi. Sono soldi dei furti. Arriviamo a mercoledì sera. A un certo punto Landi e gli altri due, dopo aver ciondolato per un’ora nella zona Ippodromo di Cesena, verso le 20 sgattaiolano via a tutta velocità. I poliziotti di Mobile e Commissariato gli vanno dietro. Landi capisce che butta male. Arrivano a Diegaro. L’Audi pompa a tutta velocità. Ma uno sportello si apre; rotola un corpo; che poi si alza e scappa nei campi. L’Audi sperona una macchina della polizia e si blocca. Per Landi e Artan è finita. In macchina c’è refurtiva per 50mila euro: oro, gioielli, e un brillante che da solo ne vale 10mila. Tutto restituito. In casa dei due invece non c’è niente. Ma per gli inquirenti Landi e i suoi compari sono quasi certamente una delle gang che da mesi stanno martoriando Forlì — e Cesena — di furti. E per un po’ dovranno dire addio alla dolce vita.