Autore: martina

La sfida degli Chef stellati sugli sci e tra i fornelli‎

La sfida degli Chef stellati sugli sci e tra i fornelli‎

Saranno come di consueto i “DoloMitici” – nella valle dell’eccellenza gastro-montana, l’Alta Badia – a fare i padroni di casa. Un nome da rockband vintage per il gruppo di cuochi d’alta quota più stellati al mondo, capitanati da Norbert Niederkofler del ristorante St. Hubertus, Fabio Cucchelli, nuovo chef del ristorante La Siriola dopo Claudio Melis, e Arturo Spicocchi de La Stüa de Michil.
A loro, insieme agli altri colleghi della Valle, l’onore di aprire la settima edizione della consueta Chef’s Cup Südtirol, in programma da domenica 22 a venerdì 27 gennaio, un appuntamento che ogni anno, sulla neve altoatesina, riunisce appassionati, celebrities, giornalisti ma soprattutto i migliori chef italiani e stranieri per un evento gastronomico dai forti accenti mondani.

Il calendario della settimana è piuttosto serrato, a cominciare dall’evento di punta, la S. Pellegrino Chefs’ Ski Cup di lunedì, una vera e propria competizione sulla Gran Risa – il celebre tracciato di Coppa del Mondo – in cui tutti gli chef partecipanti, abbandonati i fornelli almeno per il tempo della gara, cercheranno di dimostrare uguale talento con gli sci ai piedi. Al traguardo, cuochi e ospiti potranno scegliere un test drive sulla neve con le ultime nate di casa Audi, una partita di golf Pitch & Putt con Colmar, oppure potranno semplicemente rilassarsi con una degustazione di Grand Cru Nespresso. Non mancherà la tradizionale cena di gala benefica. Il ricavato, quest’anno, sarà devoluto all’Associazione Dynamo Camp, il primo camp in Italia di terapia ricreativa, appositamente strutturato per bambini affetti da patologie gravi o croniche in terapia e nel periodo di post ospedalizzazione. Ospite e madrina sarà la scrittrice Emmanuelle de Villepin, vice presidente e fondatrice di Dynamo Camp.

Tra i piatti della serata fund raising il risotto alle ostriche con tartare di tonno agli agrumi presentato da Antonio Guida del Pellicano di Porto Ercole, uno degli otto chef della serata, tra i quali spiccano gli altri due stelle Michelin Gennaro Esposito della Torre del Saracino di Vico Equense e Nino Di Costanzo del Mosaico di Ischia. Tra pranzi in quota, discese e dopocena nei rifugi non c’è un attimo di sosta dai sapori della montagna: ogni pomeriggio, ad esempio, i DoloMitici chef saranno a disposizione – uno per ogni pomeriggio della manifestazione – per un corso di cucina con cui scoprire tutti gli ingredienti e le tradizioni delle valli ladine. Da non perdere nemmeno le cene speciali: quella al club Moritzino dedicata ai sapori d’Abruzzo, l’inconsueto incontro Nord/Sud al Col Alt con Pino Cuttaia della Madia di Licata ed Enrico Vespani, il resident chef del rifugio, e il Gourmet Safari nei tre ristoranti DoloMitici dell’Alta Badia, durante la quale le varie portate verranno servite e degustate contemporaneamente.

La chiusura in grande stile di venerdì 27, quest’anno, spetta ad alcuni dei migliori chef al mondo, gli stessi che occupano posizioni di testa nella classifica S.Pellegrino World’s 50Best Restaurants 2011, tra cui lo starchef Massimo Bottura dell’Osteria Francescana di Modena, il mostro sacro della cucina francese Michel Bras dell’eponimo ristorante di Laguiole, il fuoriclasse piemontese Davide Scabin del Combal.Zero di Rivoli, in provincia di Torino. Tre signori che da soli mettono insieme otto stelle Michelin.

 

genova:Locali notturni, allarme violenza targato albanesi

genova:Locali notturni, allarme violenza targato albanesi

GENOVA. 23 GEN. La notte scorsa c’è stata una “spedizione punitiva” all’interno di una discoteca di via Pacinotti a Cornigliano.

Una decina di albanesi armati di spranghe, bastoni e bottiglia hanno fatto irruzione all’interno di un locale ed hanno picchiato alcuni ragazzi senza alcun motivo.

Tre di questi sono finiti in ospedale con traumi e ferite guaribili in una quindicina di giorni.

Del caso se ne stanno occupando i Carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Sampierdarena.

ministero turismo invernale della romania stanzia moltissimi soldi per modernizzare le strutture

ministero turismo invernale della romania stanzia moltissimi soldi per modernizzare le strutture

Il Ministero Romeno dello Sviluppo Regionale e del Turismo (MDRT), stanzierà circa 2 milioni di euro per la partecipazione nel corso del 2012 a settanta fiere internazionali, accrescendo quindi la propria attività promozionale, che nel 2011 si era fermata a 25 eventi, per una spesa complessiva attorno ai 900.00 euro, scrive Nine o´Clock. Le risorse stanziate dovrebbero comunque ridursi nel corso delle procedure di asta per i servizi creativi, di design e operativi relativi a tali attività; i rappresentanti del Ministero sottolineano che la Romania prosegue la propria opera di promozione quale meta turistica di primo piano; le fiere e gli eventi cui la Romania parteciperà saranno organizzati in  Austria, Germania, Olanda, Spagna Francia, Danimarca, Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Belgio, Italia, Estonia, Israele, Ungheria, Norvegia, Russia, Ucraina, Emirati Arabi Uniti (Dubai), Polonia, Grecia, Svizzera. I fondi stanziati provengono in larga parte da finanziamenti UE.

 

 

 

 

 

La storica ondata di gelo e neve del 1985 in Italia ‎

La storica ondata di gelo e neve del 1985 in Italia ‎

Il 1985 è iniziato all’insegna del freddo, con nevicate anche in pianura e a latitudini piuttosto basse, a causa di una serie di perturbazioni che hanno portato sull’Italia e, più generalmente, su tutta l’Europa occidentale, correnti molto fredde provenienti da nord-est“.
Iniziava così un articolo redatto dall’allora Tenente Colonnello Alfio Giuffrida e pubblicato sulla Rivista di Meteorologia Aeronautica. Quella meticolosa cronistoria ha avuto un discreto successo e, parlando con alcuni meteorologi di altre nazioni, durante le numerose conferenze alle quali ho avuto l’onore di partecipare, mi ha fatto veramente piacere sapere che è stata tradotta in diverse lingue e conosciuta anche all’estero.
Chi volesse leggere la versione integrale, naturalmente in italiano, può trovarla sul sito cliccando qui.
Per il sottoscritto, quella ondata di freddo è stata particolarmente significativa, in quanto quel 6 gennaio io ero in viaggio in macchina, proveniente dalla Sicilia e diretto a Roma. Verso le ore 13 ero uscito dalla stazione di servizio di Sala Consilina, in Campania, dove avevo fatto il pieno di gasolio, quando ha cominciato a nevicare. “Che bello” hanno detto i miei figli, allora bambini, affascinati da quello spettacolo al quale non erano abituati. Ben presto tuttavia ci siamo trovati sotto una fitta nevicata che ricopriva il suolo ed imbiancava ogni cosa. Quel tratto di autostrada è abbastanza alto, circa 600 metri sul livello del mare, e l’allegria pian piano era passata, lasciando il posto alle preoccupazioni per una situazione davvero eccezionale.
In molti ci siamo fermati per mettere le catene alle ruote delle macchine, ma non abbiamo fatto in tempo a tirarle fuori dal bagagliaio quando ci siamo accorti che sarebbero state inutili. Lo strato di neve era alto oltre dieci centimetri e continuava a crescere velocemente, inoltre molte altre autovetture erano già ferme, ostruendo la carreggiata, per cui, con o senza catene, non avremmo potuto continuare il nostro viaggio.
Appena mezz’ora dopo eravamo tutti fermi in autostrada, bloccati da una fitta nevicata. La fortuna, per me e per altri che avevamo fatto il pieno di carburante, è stata quella di poter tenere il motore costantemente acceso, in tal modo infatti potevamo fruire di un buon riscaldamento all’interno della vettura. Inoltre, cosa ancor più importante, non correvamo il rischio di doverlo riaccendere, cosa che, con quel freddo, poteva dare dei problemi, come li ha dati a molti automobilisti che, oltre ai disagi del freddo hanno rovinato la propria autovettura in quanto le temperature eccezionalmente basse che si sono verificate in quel pomeriggio hanno fatto scoppiare i circuiti di raffreddamento di molte macchine, impedendo loro di mettersi in moto anche il giorno dopo, quando l’emergenza era passata.
In quella posizione, bloccati in autostrada, siamo rimasti fermi ed incolonnati fino alle ore 21, quando è arrivato il primo mezzo di soccorso, il quale ha creato un varco in mezzo alla neve, che nel frattempo si era accumulata in uno strato alto almeno 60 centimetri e ci ha permesso di arrivare, circa all’una di notte, alle porte di Napoli.
A parte l’esperienza personale, i danni causati dall’ondata di freddo sono stati ingenti, sia in senso economico sia per la perdita di parecchie vite umane legate, in maniera più o meno diretta, alla situazione meteorologica che si era verificata. Confrontata con analoghe situazioni di anni precedenti, di cui si hanno dati registrati ufficiali, relativamente a tutto il territorio nazionale, si può dire che è stata apportatrice di freddo, tanto più sentito in quanto ha colpito più le località di pianura, ove più alta è la densità di popolazione, che quelle di montagna.
La data di inizio dell’ondata di freddo è difficile da stabilire; già alla fine del mese di dicembre 1984 (il giorno 28) una perturbazione a carattere freddo ha portato la temperatura a valori inferiori a quelli medi, con minime notturne che al nord e al centro dell’Italia sono risultate quasi tutte inferiori a 0 gradi.
Il giorno 6 iniziò il periodo di freddo intenso; le zone più colpite furono quelle settentrionali, con abbondanti nevicate,  anche sulle zone pianeggianti. Ben presto le zone con temperature molto basse si estesero a tutto il territorio nazionale.
Nei giorni 10 e 11 su gran parte dell’Italia si registrarono temperature minime così basse che, in varie località sono state più basse dell’estremo storico che si era registrato fino a quel giorno, .
Le zone più colpite sono state la pianura padana e la Toscana. Alcune temperature minime bastano da sole a rendere evidente la situazione: Milano Malpensa -17,8°C; Piacenza -22°C; Brescia -18,1°C; Verona -18,4°C; Udine -12,8°C; Bologna -16,4°C; Firenze -22,0°C; Arezzo -20,0°C; Grosseto -13,2°C; Roma Ciampino -11,0°C; Frosinone -19,0°C.
Anche le temperature massime giornaliere in questi due giorni furono particolarmente basse, e spesso al di sotto di zero gradi centigradi: Brescia -6,0°C; Milano Linate -4,9°C; Bologna -5,8°C; Roma Ciampino -0,2°C.
Il giorno 12 iniziò la fase regressiva dell’ondata di freddo; le prime regioni che iniziarono a normalizzarsi furono quelle meridionali ad eccezione della Puglia, mentre, nei giorni immediatamente successivi l’ondata fredda poteva dirsi estinta su tutto il centro e il sud.
Sulla Pianura Padana i fenomeni durarono invece più a lungo. A Milano, tra il 14 ed il 17 gennaio 1985, si verificò una intensa nevicata che durò oltre 72 ore, durante la quale caddero tra i 70 ed i 90 cm di neve. Il totale dei centimetri di neve caduti raggiunse livelli record: 20 centimetri a Genova, 30 a Venezia, 40 a Padova e Treviso, 50 a Udine e Vicenza, 60 a Biella, 80 a Bologna, 110 a Como, da 130 a 150 cm a Trento. A Milano, dopo 4 giorni e 3 notti di nevicata, il manto nevoso arrivava fino a 70 cm.
L’eccezionalità del fenomeno provocò caos e problemi in tutto il Nord Italia, impreparato ad una simile situazione.  Inoltre parte delle attrezzature antineve della metropoli lombarda erano state precedentemente inviate a Roma, ove la capitale era stata a sua volta bloccata, il 6 gennaio 1985, da una nevicata di dimensioni anomale per il luogo.
Milano restò bloccata per tre giorni, con le strade invase da bambini in slittino e buontemponi con gli sci.
Per il carico eccessivo della neve crollò il tetto del velodromo Vigorelli e il nuovo palazzo dello sport, costruito nella zona di San Siro, venne completamente distrutto e mai più ricostruito. I tetti di molti altri edifici pubblici e privati crollarono a causa del peso della neve accumulata, mentre lungo le strade abbondavano i rami degli alberi che avevano ceduto per l’accumulo nevoso. Le scuole restarono chiuse per una settimana.
L’evento rimase impresso nei ricordi di coloro che lo vissero. Piero Colaprico e Pietro Valpreda ispirati dalla nevicata hanno scritto un romanzo giallo “La nevicata dell’85” ambientato nella Milano bloccata dalla nevicata di quell’anno.
La vicenda di un altro romanzo giallo “Asso di picche”, scritto da Luciano Secchi, si svolge anch’essa durante la nevicata. Emilio Russo ha scritto “Diario Anni Ottanta”, un dramma teatrale ove sette personaggi sono bloccati causa la nevicata entro un bar a Milano.
Altre notizie di carattere scientifico si possono trovare sul blog http://alfiogiuffrida.blogspot.com/

 

A tutta neve! ‎

A tutta neve! ‎

Si guarda sempre più alla funzionalità dei capi sportivi, al comfort e alla resistenza uniti a una forte ricerca estetica.

Due le parole chiave per l’abbigliamento hi-tech da neve di quest’inverno: colori e respirabilità. Colori forti e decisi sinonimo di dinamicità e traspirabilità dei tessuti indossati.

Il multicolore è il trend: dalle stampe a graffito fino ai blocchi di colore delle giacche e dei pantaloni da sci. Via libera al viola e al rosso, verde e giallo fosforescente, oltre al blu e all’arancione.

Sì ai dettagli a contrasto. In voga le cerniere a vista, anche big o metalliche. Le ultime Ultra Light Zipper di YKK sono leggerissime, flessibili e senza cuciture.

Icepeak, Vuarnet e Rossignol per World Cup rilanciano invece lo stile racing, ovvero da corsa, reinterpretando il mood tenace dello sport agonistico degli anni ’70 bianco, rosso e nero, arricchito da scritte e patch.

Anche le stampe si scatenano in campo: quadri come scacchi o pixel per i boys, e tanti pois per le ragazze, su felpe e maschere da sci (ndr v.foto: Roxy, in basso a destra).

Tra gli stili da provare sulla neve:
freestyle. Silhouette oversize, con pantaloni a vita bassa e giacche lunghe.

skinny. Silhouette slim, con pantaloni stretti o fuseaux e giacche con cintura.

easy. Per i più pratici la tuta intera o anche la giacca bomber.

Immancabili i piumini, siano lucidi, metallici, in raso o nylon, sono un must caldissimo da sfoggiare sulle piste e in città.

Ciò che li contraddistingue, oltre alle nuove silhouette skinny e ai dettagli preziosi, è la leggerezza, perfetta per le performance sportive. I modelli ‘light’, si indossano sotto la giacca traspirante, a quadri si ripiegano facilmente nello zaino.

Per i più freddolosi la giacca Columbia ha anche un mini riscaldamento elettrico incorporato nell’imbottitura!
I marchi da curiosare: Patagonia, Milet, North Face.

Impianti sci abbandonati, il lato oscuro del turismo invernale

Impianti sci abbandonati, il lato oscuro del turismo invernale

VILLA MINOZZO Legambiente lo definisce «il lato nascosto del turismo invernale in Appennino» ovvero impianti e attrezzatture abbandonate che deturpano ambienti naturali di grande bellezza e delicati dal punto di vista del patrimonio faunistico e arboreo. «Seguendo le indicazioni che ci giungevano da più parti – dice Massimo Becchi, presidente provinciale di Legambiente – abbiamo fatto con alcune guardie ecologiche una prima escursione». E il quadro è desolante: per fallimenti o dismissioni ci sono interi impianti di risalita (skilift) completamente abbandonati, «una pesante eredità – prosegue Becchi – che rischiamo di lasciare alle future generazioni».

La situazione in località La Romita a Civago è quella più preoccupante, con due impianti di risalita, che dall’albergo in disuso salgono sulle pendici del Monte Giovarello, impianti dismessi da diversi anni, vista la vegetazione che è ricresciuta sulle piste da sci e sotto i piloni delle risalite. La situazione del Ventasso è meno drammatica, ma certamente sconfortante: anche qui sono presenti due impianti di risalita sciistici in evidente stato di abbandono (la vegetazione si è già ripresa il suo spazio), testimoniato dall’incuria in cui versano (tralicci e funi laddove presenti) e i macchinari per il funzionamento degli stessi. Nell’impianto a fianco del Lago Calamone si notano invece i tralicci e le strutture in muratura di sostegno dei macchinari anch’esse in stato di evidente dismissione.

Il sopralluogo compiuto nei giorni scorsi, promette Legambiente, non resterà isolato, visto che in altre località del nostro appennino la situazione non è migliore. Il video con le riprese degli impianti è visibile sul sito www.legambientereggioemilia.it

 

i rom non sono romeni

i rom non sono romeni

In Italia Gli zingari in Italia, come nel resto del mondo, rappresentano una comunità eterogenea, dalle mille sfumature e dalle mille espressioni. Mille sono anche gli anni della storia degli zingari divisi essenzialmente in tre gruppi principali: Rom, Sinti e Kalé (gitani della penisola iberica). A questi gruppi principali si ricollegano tanti gruppi e sottogruppi, affini e diversificati, ognuno con proprie pecularietà. Essi hanno un’origine comune, L’india del nord e una lingua comune, il romanès o romani ©hib diviso in svariati dialetti. L’opinione pubblica, che dei Rom e Sinti conosce poco o niente, tende a massificare e a confondere i diversi gruppi zingari, soprattutto tende a condannare e ad emarginare senza capire. La popolazione zingara in Italia rappresenta lo 0,16% circa dell’intera popolazione nazionale essendo stimati in un numero di persone compreso fra le 80.000 e le 110.000 unita. Sono presenti solo Sinti e Rom con i loro sottogruppi. I Sinti sono soprattutto insediati nel nord dell’Italia e i Rom nell’Italia centro-meridionale. Essi rappresentano gli zingari di antico insediamento a cui hanno aggiunti vari gruppi zingari di recente e di recentissima immigrazione. Circa 1’80% degli zin gari che vivono nel nostro Paese hanno la cittadinanza italiana, il 20% circa e rappresentato da zingari extracomunitari, soprattutto provenienti dai territori della ex-Jugoslavia. Circa il 75% e di religione cattolica, il 20% di religione musulmana e il 5% raggruppa: ortodossi, testimoni di Geova e pentecostali. L’arrivo in Italia L’origine indiana degli zingari si è scoperta nel XVIII secolo attraverso lo studio della lingua zingara. Con lo studio filologico si è potuto ricostruire ipoteticamente l’itinerario seguito dagli zingari nel loro lungo cammino in quanto essi prendevano a prestito parole dai popoli con cui venivano a contatto. Dall’India del nord sono arrivati in Europa attraverso la Persia, l’Armenia e l’Impero Bizantino. Dai Balcani si sono diramati in tutta Europa, arrivando anche in Russia e, con le deportazioni, nelle Americhe e in Australia. Sono molti gli studiosi che credono che i Rom abruzzesi, fra i primi gruppi zingari arrivati in Italia, siano arrivati attraverso l’Adriatico provenienti dalle coste albanesi e greche, probabilmente per sfuggire alla repressione dei turchi ottomani. A sostegno di tale tesi si e fatto riferimento all’assenza nella parlata dei Rom abruzzesi di termini tedeschi e slavi. Ma si può obiettare: i turchi ottomani conquistarono tutta la Grec ia e l’attuale Albania fra il 1451 e il 1520 (L. Piasere), mentre i Rom in Italia arrivarono molto tempo prima (il primo documento che attesta l’arrivo degli zingari e del 1422 ma ci sono molti indizi che inducono a credere che i Rom arrivarono ancora prima); i Rom abruzzesi hanno nella loro parlata sia termini tedeschi come tiÒ, glàse, brèg (ted. tiÒch = tavolo, glas = bicchiere, berg = montagna), sia termini serbo croati come plaxtà = lenzuola (s.c. phahta), niÒte = nulla (s. c. nista), a Òtar = catturare, afferrare (s.c. staviti), nikt (nikkete) = nessuno (s.c. nikto), a pukav. = fare la spia, denunciare (s.c. bukati), po (pro) = per (s.c. po); inoltre, perché i Rom con le loro carovane avrebbero dovuto viaggiare per via mare, via a loro scomoda, inusuale e all’epoca minacciata dai turchi, se per secoli avevano dimostrato di spostarsi con sicurezza e rapidità per via terra? Tutto ciò induce a credere che il grosso dei Rom abruzzesi sia arrivato in Italia dal nor d per via terra, proveniente, dall’Albania o dalla Grecia, attraversando la ex-Jugoslavia e territori di lingua tedesca. Non è da escludere che effettivamente piccoli nuclei siano arrivati in Italia attraverso l’Adriatico assieme ad altre minoranze come Serbo -Croati e Albanesi. Tutto è comunque ancora da provare. Da questa piccola introduzione si può ben comprendere come sia difficile ricostruire la storia dei Rom sia perché i documenti a disposizione sono pochi ed incompleti sia perché i Rom non hanno lasciato nessuna testimonianza scritta. La storia dei Rom é una storia che non nasce dall’interno della sua comunità proprio perché essi rappresentano un popolo senza scrittura che affida alla “memoria” e alla tradizione orale il compito di trasmettere la propria storia e la propria cultura. La storia dei Rom è fatta dai Caggé (non zingari) attraverso le osservazioni di quanti ai Rom si sono in qualche modo interessati per la curiosità e la meraviglia che suscit avano o attraverso le disposizioni delle autorità pubbliche. Così dalla lettura delle Cronache del XV secolo si possono ricostruire sommariamente gli itinerari seguiti dagli zingari in Europa. Il primo documento che segnala l’arrivo degli zingari in Italia è quello del 18 luglio 1422, un’anonima cronaca bolognese contenuta nella Rerum Italicarum Scriptores di Ludovico Antonio Muratori: “A di 18 luglio 1422 venne in Bologna un duca d’Egitto, il quale aveva nome Andrea, e venne con donne, putti e uomini del suo paese, e potevano essere ben cento persone…… ” Dalle “grida” e dai bandi che dal 1500 si sono susseguiti fino al 1700 si possono dedurre le politiche attuate dalle autorità nei confronti degli zingari: politiche di espulsione, di reclusione, di repressione, di deportazione, ovvero politiche votate al più completo rifiuto. (Attualmente siamo nella fase della politica di assimilazione). I Rom abruzzesi I Rom abruzzesi, con cittadinanza italiana, rappresentano dunque uno dei primissimi gruppi zingari arrivati in Italia e grazie alla lunga permanenza sono relativamente più inseriti nel contesto sociale ed economico della società maggioritaria rispetto ad altri gruppi di recente immigrazione. In passato le attività principalmente esercitate erano quelle che lasciavano spazio all’essere e alla creatività e quelle che facilitavano i rapporti umani. Da qui l’attività di musicisti, di fabbri calderari, di commercianti di cavalli, di lavoratori di metalli. Il progresso tecnologico, il boom economico, lo sviluppo delle attività industriali hanno soppiantato le attività tradizionali e la maggioranza dei Rom ha dovuto operare una riconversione economica, ma il modo di porsi di fronte alla vita e di interiorizzarla e soprattutto la struttura sociale dei Rom e rimasta nei secoli pressoché immutata. L’istituzione fondamentale su cui si regge la società romanes e la famigli a, intesa nel senso più ampio, come gruppo cioè che si riconosce nella discendenza da un antenato comune. Da sempre oggetto di violenza i Rom hanno rafforzato i rapporti endogamici e i vincoli di solidarietà familiare, mantenendo invece verso l’esterno un atteggiamento ostile. Vi è in questo un profondo senso di sfiducia e un’intima esigenza di difesa. Il sistema sociale e vissuto nelle profonde componenti umane, basato essenzialmente sul severo rispetto delle norme etico-morali che regolano e disciplinano la comunità romanes per garantire ai singoli individui la piena integrazione. Essi tutelano la dignità e l’onore del Rom. Non esistono classi o gerarchie sociali se si esclude quella semplicistica di ricchi e poveri, cosicché anche il più ricco e in relazione con il più povero e viceversa in base ad un principio di eguaglianza che riflette una ottica di vita di tipo orizzontale. In questo contesto il Rom abruzzese si sente parte di una totalità singolare che lo porta a differenziarsi sia dai caggé (non zingari) sia dagli altri gruppi zingari (Rom stranieri, Sinti, Kalé). ciò si traduce in un proprio stile di vita con modi proprio di esprimersi e di comportarsi. Alcune norme sono vincolanti, ad esempio: alle romniá abruzzesi non e assolutamente consentito dall’etica romanès di fumare, di indossare pantaloni, di truccarsi, di indossare costumi da bagno al mare, di giocare d’azzardo. Le donne che vogliono avere una buona reputazione ed intendono essere rispettate dai Rom si adeguano al rispetto di tali norme morali, che non le confonde con gli altri. Un Rom si sente perfettamente sicuro in seno alla sua comunità, costituita dall’insieme di tanti singoli gruppi parentelari dove non esistono né regine né tantomeno re come invece tende a far credere il sensazionalismo giornalistico che copre con la fantasia e l’immaginazione le proprie carenze informative. In mondo romano vien perciò presentato o in termini mitologici o in term ini criminalizzanti, l’una e l’altra forma sono delle distorsioni che alterano il mondo zingaro producendo stereotipi negativi e pregiudizi di cui i Rom restano vittime. La sicurezza del Rom deriva dalla tradizione che lo pone sicuro di fronte al futuro e dalla coesione, che lo pone sicuro davanti all’imprevedibile. Tutto ciò si traduce in un forte equilibrio psicologico. Le relazioni ben strette fra educazione, coesione ed equilibrio psicologico sono minacciate con i contatti conflittuali esterni. Si pensi ad un bambino Rom che frequenta la scuola pubblica: entrare a contatto con una realtà che presenta dei modelli di vita funzionale alla società maggioritaria a cui e difficile per lui adattarsi, gli provoca inevitabilmente uno smarrimento in quanto è costretto ad operare una difficile scelta che nella maggior parte dei casi lo induce a ripercorrere la strada degli affetti familiari; da adulto mostrerà un atteggiamento ostile verso quella società non ancora preparata ad accoglierlo se non attraverso l’assimilazione. Lo stesso dicasi dei matrimoni misti in cui l’individuo esterno viene a rappresentare un elemento di disturbo se non riesce ad integrarsi. Il cardine della struttura sociale dei Rom e la famiglia patriarcale, dove il vecchio, considerato saggio, ne é rappresentante riconosciuto. Ci sono Rom che vengono esclusi per le loro pessime qualità morali, sono considerati “gavalé” e sono derisi e scherniti. I frequenti contatti all’interno del mondo romano hanno da sempre attivato una fitta rete di comunicazione interna che porta i Rom ad essere a1 corrente di ciò che accade a famiglie zingare anche molto distanti. I mass media rappresentano oggi, assieme alle organizzazioni tentacolari pseudo-zingare, la più grande minaccia all’esistenza dei Rom poiché infondono modelli di vita che allontanano i giovani dalla tradizione facendo allargare le maglie delle relazioni sociali e familiari, creando anche nuovi gusti e nuove esi genze che alterano l’etica romanès e che infondono nei Rom l’arrivismo e la necessità di possedere a tutti i costi il superfluo. Da qui le attività illecite. I Rom non preparati alla maniera dei caggé, cadono nel tranello. Cerchiamo ora di capire e di conoscere alcuni aspetti fondamentali della cultura e della vita dei Rom abruzzesi: la lingua, il sistema giuridico, la festa (fidanzamento e matrimonio), la morte. La lingua La lingua dei Rom abruzzesi detta “romanès” o “romaní ©hib” è strettamente imparentata con le lingue neo-indiane e conserva ancora fedelmente un gran numero di vocaboli di origine indiana. La lingua romani è arricchita di imprestiti persiani, armeni, greci, serbo-croati, di alcuni vocaboli tedeschi e di elementi dialettali dell’Italia centromeridionale a testimonianza dell’itinerario seguito dai Rom nel lungo cammino iniziato dal nord-ovest dell’India verso occidente

 

 

Sci, splendida vittoria di Cristian Deville a Kitzbühel‎

Sci, splendida vittoria di Cristian Deville a Kitzbühel‎

KITZBUEHEL (AUSTRIA) – Trionfo dell’azzurro Cristian Deville che vince lo slalom speciale di sci alpino a Kitzbuehel e centra il primo successo della carriera in Coppa del Mondo. Con il tempo di 1’.39’’.19 l’azzurro si è piazzato davanti al padrone di casa, l’austriaco Mario Matt, (arrivato in 1.39.91) che era al comando dopo la prima manche. Terzo posto per il campione croato Ivica Kostelic a 78 centesimi, nuovo leader della Coppa del Mondo generale grazie all’uscita di Marcel Hirscher per inforcata. Per quanto riguarda gli altri azzurri, buon settimo posto per Giuliano Razzoli a 1.99 da Deville. Dodicesimo Patrick Thaler a 2.55, mentre sono usciti nella seconda manche Manfred Moelgg e Stefano Gross.

L’ULTIMO ITALIANO A VINCERE ERA STATO TOMBA NEL 1995. “È una sensazione pazzesca, una cosa incredibile. vincere qui è il sogno di qualsiasi sciatore. Ho pensato ad Alberto Tomba, l’ultimo azzurro a vincere in slalom a Kitzbuehel, nel 1995”. Deville scrive la sua pagina più bella proprio sulla storica pista austriaca. Quella di Kitzbuehel non è una vittoria come le altre, questo è il tempio dello sci. Per Deville, oltre alla gloria, c’è anche una borsa di 70 mila euro e l’onore di avere intitolata una cabina rossa della funivia che porta in cima alla Streif, così come l’hanno gli italiani (pochi) che in 72 anni hanno vinto a Kitzbuehel: Gustav Thoeni, Piero Gros, Alberto Tomba e Kristian Ghedina.

 

il presidente della repubblica basescu vuole anche lui il ritorno della monarchia parlamentare

il presidente della repubblica basescu vuole anche lui il ritorno della monarchia parlamentare

la romania sta vivendo mutamenti politici e istituzionali negli ultimi mesi in modo strabiliante dalle feroci proteste del popolo che chiede il ripristino della monarchia parlamentare e l iniziativa della coppia presidenziale traian basescu e maria che vanno al compelanno del piccolo carlo ferdinando principe di romania,un gesto e segnale forte che la romania appunto sta traghettando verso ad una monarchia parlamentare rispetto a prima quando ex presidente della romania ion iliesci mando in esilio tutta la famiglia reale e non volle piu sentir parlare di monarchia perche l ex presidente ion iliesci era molto arroccato al vecchio regile socialista di ceausescu.
Romania è cambiata da quando è salito al potere presidenziale traian basescu noto per essere anticomunista e contro i gay e zingari durante la sua presidenza ha fatto molto per la famiglia reale facendoli ritornare tutti ,dandoli ruoli istituzionali in campo estero, addirittura volendo fare il padrino insieme a sua consorte maria al battesimo del piccolo principe carlo ferdinando di romania che è figlio della coppia reale il principe paolo di lambrino e la bellissima principessa lia,poi in questi giorni appunto il presidente basescu della repubblica ormai a termine è voluto andare al compleanno del bimbo il principe carlo ferdinando un bimbo bellissimo biondo di capelli e pelle chiarissima vellutata,tutti i partiti sono rimasti a bocca aperta perche pensavano che il presidente basescu fosse reticente anzi odiasse la monarchia reale come il suo predecessore ion iliescu, invece lui è piu che favorevole ad un ripristino totale della monarchia parlamentare solo non con michele I perche accusato dal presidente basescu di aver tradito e abdicato in favore dei comunisti russi sempre basescu il presidente attualmente in carica ha persino elogiato il generale nazifascista per le sue gesta contro i russi sovietici che ha creato molto trambusto e dispiacere in russia e in europa.

Sci: gigante Kranjska, Brignone terza‎

Sci: gigante Kranjska, Brignone terza‎

KRANJSKA GORA (SLOVENIA), 21 GEN – Dopo la prima manche dello slalom gigante di cdm donne di Kranjska Gora e’ al comando l’austriaca Elisabeth Goergl in 1.00.52 davanti alla francese Tessa Worley (1.00.81). Terzo tempo per l’azzurra Federica Brignone in 1.01.11 e ai piedi del podio virtuale l’altra azzurra Denise Karbon in 1.01.23. Sono invece finite fuori Manuela Moelgg e Sabrina Fanchini. La seconda manche parte alle ore 13.15.