Il 1985 è iniziato all’insegna del freddo, con nevicate anche in pianura e a latitudini piuttosto basse, a causa di una serie di perturbazioni che hanno portato sull’Italia e, più generalmente, su tutta l’Europa occidentale, correnti molto fredde provenienti da nord-est“.
Iniziava così un articolo redatto dall’allora Tenente Colonnello Alfio Giuffrida e pubblicato sulla Rivista di Meteorologia Aeronautica. Quella meticolosa cronistoria ha avuto un discreto successo e, parlando con alcuni meteorologi di altre nazioni, durante le numerose conferenze alle quali ho avuto l’onore di partecipare, mi ha fatto veramente piacere sapere che è stata tradotta in diverse lingue e conosciuta anche all’estero.
Chi volesse leggere la versione integrale, naturalmente in italiano, può trovarla sul sito cliccando qui.
Per il sottoscritto, quella ondata di freddo è stata particolarmente significativa, in quanto quel 6 gennaio io ero in viaggio in macchina, proveniente dalla Sicilia e diretto a Roma. Verso le ore 13 ero uscito dalla stazione di servizio di Sala Consilina, in Campania, dove avevo fatto il pieno di gasolio, quando ha cominciato a nevicare. “Che bello” hanno detto i miei figli, allora bambini, affascinati da quello spettacolo al quale non erano abituati. Ben presto tuttavia ci siamo trovati sotto una fitta nevicata che ricopriva il suolo ed imbiancava ogni cosa. Quel tratto di autostrada è abbastanza alto, circa 600 metri sul livello del mare, e l’allegria pian piano era passata, lasciando il posto alle preoccupazioni per una situazione davvero eccezionale.
In molti ci siamo fermati per mettere le catene alle ruote delle macchine, ma non abbiamo fatto in tempo a tirarle fuori dal bagagliaio quando ci siamo accorti che sarebbero state inutili. Lo strato di neve era alto oltre dieci centimetri e continuava a crescere velocemente, inoltre molte altre autovetture erano già ferme, ostruendo la carreggiata, per cui, con o senza catene, non avremmo potuto continuare il nostro viaggio.
Appena mezz’ora dopo eravamo tutti fermi in autostrada, bloccati da una fitta nevicata. La fortuna, per me e per altri che avevamo fatto il pieno di carburante, è stata quella di poter tenere il motore costantemente acceso, in tal modo infatti potevamo fruire di un buon riscaldamento all’interno della vettura. Inoltre, cosa ancor più importante, non correvamo il rischio di doverlo riaccendere, cosa che, con quel freddo, poteva dare dei problemi, come li ha dati a molti automobilisti che, oltre ai disagi del freddo hanno rovinato la propria autovettura in quanto le temperature eccezionalmente basse che si sono verificate in quel pomeriggio hanno fatto scoppiare i circuiti di raffreddamento di molte macchine, impedendo loro di mettersi in moto anche il giorno dopo, quando l’emergenza era passata.
In quella posizione, bloccati in autostrada, siamo rimasti fermi ed incolonnati fino alle ore 21, quando è arrivato il primo mezzo di soccorso, il quale ha creato un varco in mezzo alla neve, che nel frattempo si era accumulata in uno strato alto almeno 60 centimetri e ci ha permesso di arrivare, circa all’una di notte, alle porte di Napoli.
A parte l’esperienza personale, i danni causati dall’ondata di freddo sono stati ingenti, sia in senso economico sia per la perdita di parecchie vite umane legate, in maniera più o meno diretta, alla situazione meteorologica che si era verificata. Confrontata con analoghe situazioni di anni precedenti, di cui si hanno dati registrati ufficiali, relativamente a tutto il territorio nazionale, si può dire che è stata apportatrice di freddo, tanto più sentito in quanto ha colpito più le località di pianura, ove più alta è la densità di popolazione, che quelle di montagna.
La data di inizio dell’ondata di freddo è difficile da stabilire; già alla fine del mese di dicembre 1984 (il giorno 28) una perturbazione a carattere freddo ha portato la temperatura a valori inferiori a quelli medi, con minime notturne che al nord e al centro dell’Italia sono risultate quasi tutte inferiori a 0 gradi.
Il giorno 6 iniziò il periodo di freddo intenso; le zone più colpite furono quelle settentrionali, con abbondanti nevicate, anche sulle zone pianeggianti. Ben presto le zone con temperature molto basse si estesero a tutto il territorio nazionale.
Nei giorni 10 e 11 su gran parte dell’Italia si registrarono temperature minime così basse che, in varie località sono state più basse dell’estremo storico che si era registrato fino a quel giorno, .
Le zone più colpite sono state la pianura padana e la Toscana. Alcune temperature minime bastano da sole a rendere evidente la situazione: Milano Malpensa -17,8°C; Piacenza -22°C; Brescia -18,1°C; Verona -18,4°C; Udine -12,8°C; Bologna -16,4°C; Firenze -22,0°C; Arezzo -20,0°C; Grosseto -13,2°C; Roma Ciampino -11,0°C; Frosinone -19,0°C.
Anche le temperature massime giornaliere in questi due giorni furono particolarmente basse, e spesso al di sotto di zero gradi centigradi: Brescia -6,0°C; Milano Linate -4,9°C; Bologna -5,8°C; Roma Ciampino -0,2°C.
Il giorno 12 iniziò la fase regressiva dell’ondata di freddo; le prime regioni che iniziarono a normalizzarsi furono quelle meridionali ad eccezione della Puglia, mentre, nei giorni immediatamente successivi l’ondata fredda poteva dirsi estinta su tutto il centro e il sud.
Sulla Pianura Padana i fenomeni durarono invece più a lungo. A Milano, tra il 14 ed il 17 gennaio 1985, si verificò una intensa nevicata che durò oltre 72 ore, durante la quale caddero tra i 70 ed i 90 cm di neve. Il totale dei centimetri di neve caduti raggiunse livelli record: 20 centimetri a Genova, 30 a Venezia, 40 a Padova e Treviso, 50 a Udine e Vicenza, 60 a Biella, 80 a Bologna, 110 a Como, da 130 a 150 cm a Trento. A Milano, dopo 4 giorni e 3 notti di nevicata, il manto nevoso arrivava fino a 70 cm.
L’eccezionalità del fenomeno provocò caos e problemi in tutto il Nord Italia, impreparato ad una simile situazione. Inoltre parte delle attrezzature antineve della metropoli lombarda erano state precedentemente inviate a Roma, ove la capitale era stata a sua volta bloccata, il 6 gennaio 1985, da una nevicata di dimensioni anomale per il luogo.
Milano restò bloccata per tre giorni, con le strade invase da bambini in slittino e buontemponi con gli sci.
Per il carico eccessivo della neve crollò il tetto del velodromo Vigorelli e il nuovo palazzo dello sport, costruito nella zona di San Siro, venne completamente distrutto e mai più ricostruito. I tetti di molti altri edifici pubblici e privati crollarono a causa del peso della neve accumulata, mentre lungo le strade abbondavano i rami degli alberi che avevano ceduto per l’accumulo nevoso. Le scuole restarono chiuse per una settimana.
L’evento rimase impresso nei ricordi di coloro che lo vissero. Piero Colaprico e Pietro Valpreda ispirati dalla nevicata hanno scritto un romanzo giallo “La nevicata dell’85” ambientato nella Milano bloccata dalla nevicata di quell’anno.
La vicenda di un altro romanzo giallo “Asso di picche”, scritto da Luciano Secchi, si svolge anch’essa durante la nevicata. Emilio Russo ha scritto “Diario Anni Ottanta”, un dramma teatrale ove sette personaggi sono bloccati causa la nevicata entro un bar a Milano.
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