Romania,ingentissime quantità di oro in Transilvania
Fra le varie proprietà del cianuro, fra i più potenti veleni conosciuti, c’è anche quello di mettere in risalto l’oro, legandosi a esso chimicamente. Su questo presupposto si basa la caccia forsennata al metallo più prezioso, nei ricchi giacimenti auriferi dell’Europa dell’Est, da parte di corporation perlopiù straniere. Si sa, infatti, che in Paesi come la Romania e la Bulgaria l’abbondanza di bacini auriferi è considerevole e che, proprio negli ultimi tempi, a causa della crisi, in molti abbiano pensato di andarlo a recuperare.
C’è, però, un problema che i cacciatori trascurano: la cosiddetta «cianurazione» provoca gravissimi danni all’ambiente.
IL DISASTRO DI BAIA MARE. Nella mente dell’immaginario collettivo è ancora ben viva quella che è stata definita la «seconda più grave catastrofe ambientale europea dopo Chernobyl». Il riferimento è a una miniera d’oro di Baia Mare, nel distretto di Maramures, dove il 30 gennaio 2000 si ebbe una grossa perdita di cianuro che finì nelle acque del vicino fiume Somes, e da qui al Danubio e al Tisza, affluente del primo, provocando un’eccezionale moria di pesci.
VIA LIBERA A ELDORADO GOLD CORPORATION. L’argomento è ritornato in auge in questi giorni perché nonostante le varie proposte di legge presentate dalla Coalizione per una Romania libera del cianuro, l’agenzia regionale per la protezione ambientale di Timisoara, ha dato il via libera all’azienda canadese Eldorado gold corporation per l’utilizzo del veleno e il recupero dell’oro custodito nella miniera di Certej, nel cuore della Transilvania. Si ha, dunque, il timore che lo stesso atteggiamento possa essere adottato anche da altri enti regionali, così da indurre la nazione a uno sfruttamento inadeguato del territorio, in nome di un arricchimento che, in realtà, potrebbe non avvenire mai: di fatto, operazioni di questo tipo, vengono attuate con la scusa di contrastare i disagi provocati dai disequilibri economici legati ai dettami del Fmi (Fondo monetario internazionale) e per creare nuovi posti di lavoro; ma va tenuto presente che gran parte degli introiti di queste operazioni finiscono nelle mani delle aziende straniere e di piccoli privati.
Gli ambientalisti temono soprattutto che questo ‘contratto’ con la Eldorado gold corporation, possa determinare la discesa in campo della Rosia Montana gold corporation (Rmgc), le cui intenzioni sono quelle di andare a scavare a Rosia Montana, località situata nei monti Apuseni, ospitante la più grande miniera d’oro d’Europa: la compagnia risale al 1997 ed è controllata dalla società canadese Gabriel resources, dallo Stato romeno e da azionisti privati.
BASESCU CRITICATO. La situazione è estremamente complessa e vede coinvolti anche i politici a livello nazionale. Il presidente romeno Traian Basescu, da sempre favorevole all’estrazione di oro nelle miniere nel piccolo villaggio transilvano, nel corso della campagna elettorale del 2009, è stato appoggiato proprio dalla Rmgc; e dunque i cittadini temono che sia più interessato a salvaguardare i propri interessi che non quelli dell’ambiente.
IL MINISTRO DELLA CIANURIA. Sotto accusa anche il ministro della Cultura, Kelemen Hunor, definito da alcune frange d’opposizione ‘il ministro della Cianuria e della distruzione del Patrimonio nazionale’. Gli ecologisti sono appoggiati anche dagli archeologi e dagli antropologi, convinti che le dissennate operazioni di scavo nell’Europa dell’Est possano provocare gravi danni ai numerosi siti risalenti all’Età della Pietra. Il problema riguarderebbe l’intera area che va sotto il nome di ‘Quadrilatero d’oro della Transilvania’, sfruttata da millenni, e ricchissima di gallerie di epoca romana.