opo aver chiesto la nazionalità, i titolari del rifugio Fourcla Surlej hanno negato ad alcuni studenti liguri di poter mangiare all’interno del locale
GENOVA, 24 LUGLIO– «Siete italiani? Allora ve ne dovete andare». Questa è stata la risposta dei titolari di un rifugio svizzero ad alcuni studenti italiani che il 19 luglio scorso avevano chiesto bibite e panini, oltre alla possibilità di utilizzare il bagno.
I giovani, che facevano parte di una comitiva di circa 200 studenti di parrocchie liguri, di un’età compresa tra i 14 ed i 18 anni, si trovavano in gita nel Cantone dei Grigioni, alla Capanna Surlej, per vedere il ghiacciaio del Bernina. I ragazzi sono entrati nel rifugio Berghaus Restaurant Fourcla Surlej, situato ai piedi del ghiacciaio, per acquistare dei viveri. Una volta entrati, però, i titolari del Fourcla Surlej hanno chiesto agli studenti la nazionalità e, saputo che erano italiani, hanno impedito loro di consumare il pasto all’interno del rifugio e di usare la toilette («perché le sporcano»), invitandoli poco cordialmente ad uscire.
Il triste episodio è stato raccontato al Secolo XIX dal professor Pierluigi Castagneto, insegnante a La Spezia, il quale ha assicurato che gli studenti hanno mantenuto un comportamento educato e rispettoso, confermando che non hanno commesso alcuna azione che legittimasse un tale trattamento, tranne “la colpa” di essere nati dalla parte sbagliata delle Alpi. Il docente, inoltre, ha aggiunto che anche lui è stato vittima della discriminazione: dopo aver fatto la fila per una tazza di the insieme ad altri clienti tedeschi, l’insegnante racconta che gli è stata negata «perché alla domanda se fossi italiano, ho risposto di sì». All’accusa di razzismo da parte del professor italiano è seguita la secca e disarmante risposta svizzera: «Sì, siamo razzisti e voi italiani non entrate». L’indignazione di Castagneto lo ha portato a scrivere una lettera di protesta al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, all’ambasciatore italiano in Svizzera e a quello svizzero in Italia.
Il Secolo XIX ha contattato la titolare del Fourcla Surlej, la quale si è giustificata asserendo che «i ragazzi sono stati mandati via perché erano troppi, non perché fossero di nazionalità italiana. Il mio rifugio ha ottimi rapporti con gli italiani». Comunque, tanto per mettere in chiaro la situazione, la proprietaria ha sottolineato che il Fourcla Surlej «è un rifugio privato», non fa parte del Club Alpino Svizzero e non ha l’obbligo di accoglienza.